Perché procrastino?
⏱ Vi è mai capitato di sedervi con l’intenzione di finire una cosa importante per poi ritrovarvi improvvisamente a procrastinare? Cosa ci spinge a farlo? Scopriamolo insieme!

Vi è mai capitato di sedervi con l’intenzione di finire una cosa importante per poi ritrovarvi improvvisamente a caricare la lavastoviglie, o intrappolati sui social network? Di realizzare ad un tratto di dover far mangiare il cane, rispondere a delle email, di dover spolverare qualcosa o semplicemente che forse dovreste pranzare, anche se sono solo le 11 del mattino? Da un momento all’altro la giornata è finita e quella cosa importante che dovevate fare è ancora lì.
Cos'è la procrastinazione
Per molte persone la procrastinazione è quella forza potente e misteriosa che impedisce di portare a termine i compiti più urgenti e importanti della propria vita, come quando si cerca di unire gli stessi poli di due calamite. È una forza potenzialmente pericolosa, che porta chi ne è vittima a trascurare gli studi, essere poco produttivo sul lavoro, posticipare cure mediche.
Uno studio della Case Western Reserve University del 1997 ha rivelato che chi all’università è abituato a procrastinare finisce per essere più stressato, ammalarsi di più e avere voti più bassi.
I motivi che portano le persone a procrastinare, tuttavia, non sono così chiari. Alcuni ricercatori considerano la procrastinazione come l’incapacità di sapersi organizzare, come succede per altre cattive abitudini legate alla mancanza di autocontrollo: l’abuso di cibo, i problemi con il gioco d’azzardo o la tendenza a spendere troppo.
Per altri, invece, non ha a che fare con la pigrizia o la cattiva gestione del tempo, come possono dimostrare molte persone brillanti che hanno risultati sopra le media e tendono comunque a procrastinare. Per queste persone la procrastinazione potrebbe essere legata al funzionamento del cervello e alla percezione del tempo e di se stessi, a un livello più profondo.
Cosa dice la psicologia
Per molti psicologi la procrastinazione è una forma di evitamento, un meccanismo di coping (in psicologia, quelle strategie adottate dalle persone per fronteggiare situazioni stressanti) andato storto che spinge le persone ad «arrendersi per sentirsi meglio», dice Timothy Pychyl, un professore della Carleton University di Ottawa in Canada che si occupa di procrastinazione.
Di solito si manifesta quando le persone hanno paura o ansia per un compito che le aspetta. Per sbarazzarsi di questa sensazione negativa si rimanda quello che si dovrebbe fare: iniziando un videogioco o aprendo un social network, per esempio. Questo fa stare meglio momentaneamente, ma purtroppo la realtà alla fine torna a farsi sentire.
Quando la scadenza incombente riappare, i procrastinatori avvertono un forte senso di colpa e vergogna. Ma per un procrastinatore estremo queste sensazioni possono diventare semplicemente un’altra ragione per rimandare, trasformando così quel comportamento in un circolo vizioso e controproducente.
Che tipo di procrastinatore sei?
Tim Urban, che gestisce il blog Wait But Why, ha una spiegazione incredibile e divertente, per quanto non tecnica, di cosa succede nel cervello di un procrastinatore. Urban si definisce un “maestro della procrastinazione”: quando andava all’università aspettò gli ultimi tre giorni prima della consegna per iniziare a scrivere la sua tesi di 90 pagine.
Di recente Urban ha tenuto un TED sulla sua tendenza a procrastinare in modo estremo, usando dei disegni per spiegare quant’è diversa la vita per un procrastinatore estremo.
Inside the mind of a master procrastinator
Ci sono diversi tipi di procrastinatori secondo Urban. Alcune persone rimandano le cose da fare facendone altre, inutili, come cercare Gif di gatti. Altre fanno cose sensate – puliscono casa, fanno il loro lavoro noioso – ma non arrivano mai a dedicarsi a quello che vogliono davvero fare nella vita, le cose più importanti, gli obiettivi a lungo termine.
Per spiegare questo concetto Urban usa la cosiddetta “matrice di Eisenhower”, che prende il nome dal presidente americano Dwight D. Eisenhower, famoso per la sua produttività. Eisenhower era convinto che le persone dovessero usare il proprio tempo facendo le cose che consideravano davvero importanti, quelle che qui sotto si trovano nel quadrante 1 e 2.

Purtroppo la maggior parte dei procrastinatori trascorre poco tempo in questi quadranti, dice Urban, ma rimangono perlopiù nei quadranti 3 e 4, facendo cose che potrebbero anche essere importanti ma non sono urgenti, per poi fare un breve salto nel quadrante 1, quando il mostro del panico prende il sopravvento. La spiegazione di Urban è personale, ma è confermata anche dagli studi psicologici sull’argomento.
Infatti, gli psicologi concordano sul fatto che il problema dei procrastinatori è che − invece di rimanere concentrati sui loro obiettivi a lungo termine − sono tentati a cedere alle gratificazioni immediate, che innescano quella forma di sollievo istantaneo che gli psicologi definiscono “piacere edonico”. Gli obiettivi importanti sono più difficili ma a lungo andare portano una sensazione di benessere e soddisfazione più durevole, che gli psicologi chiamano “piacere eudemonico”.
Aspetti neurobiologici e genetica
Da un punto di vista neurobiologico la procrastinazione si verifica quando “il sistema limbico pone il veto sui piani a lungo termine della corteccia prefrontale per favorire ciò che è immediatamente realizzabile” (Steel).
In particolare, il sistema limbico, oltre ad essere il più rapido dei due sistemi, spesso è anche il più potente. Se stimolato il presente assume una rilevanza maggiore e l’attenzione si concentra sugli aspetti del piacere immediato. Così le scadenze vengono spesso rinviate finché non diventano tanto prossime e concrete da interessare il sistema limbico.
Un recente studio condotto su 380 coppie di gemelli (50% omozigoti e 50% eterozigoti) ha confermato il ruolo della genetica nella tendenza a procrastinare. L'esperimento ha infatti mostrato come vi sia una maggiore correlazione nel sub campione di gemelli omozigoti rispetto a quanta ce ne sia nel campione di eterozigoti. Alla luce di questi dati i ricercatori hanno concluso affermando che la genetica arriva a spiegare il 28% della tendenza a procrastinare.
Come tornare ad essere produttivi
Secondo Tim Urban il consiglio classico dato ai procrastinatori − smetterla di fare quello che state facendo e mettetevi a lavorare − è ridicolo, dal momento che la procrastinazione non è qualcosa che i procrastinatori estremi sentono di poter controllare.
Secondo chi si occupa dell’argomento, tuttavia, esistono dei semplici consigli che possono aiutare i procrastinatori. Le ricerche mostrano che una delle cose più efficaci che i procrastinatori possono fare è perdonare sé stessi.
Uno studio condotto da Pychyl et al., ha dimostrato che gli studenti che dicono di essersi perdonati per aver rimandato lo studio di un esame hanno finito per procrastinare meno al secondo. Questo consiglio funziona perché la procrastinazione è legata a sensazioni negative. Perdonare sé stessi può ridurre il senso di colpa, uno delle principali cause che portano alla procrastinazione. Ma per Pychyl la cosa migliore da fare è riconoscere il fatto che non bisogna essere dell’umore giusto per fare una determinata cosa: ignorate semplicemente come state e iniziate a farla.
Helping Students Who Procrastinate (Tim Pychyl)
«La maggior parte di noi sembra essere implicitamente convinta che il nostro stato emotivo debba essere adeguato al compito che dobbiamo svolgere», dice Pychyl, ma non è così: «Bisogna ammettere a se stessi che raramente si avrà voglia di fare quella cosa, e che la si deve fare comunque».
Invece di concentrarci su come ci sentiamo, dobbiamo pensare a qual è la nostra prossima azione, dice Pychyl, che consiglia di scomporre le cose da fare in piccolissimi passi che sono davvero realizzabili. Se dovete scrivere una lettera di referenze, per esempio, il primo passo è scrivere la data. Anche se sono piccole azioni, un minimo progresso fa sentire meglio rispetto al compito da svolgere e aumenta l’autostima, che a sua volta riduce il desiderio di procrastinare per sentirsi meglio.
Secondo Pychyl insegnanti e genitori dovrebbero insegnare ai bambini a combattere la tentazione di procrastinare fin da piccoli. «Molti insegnanti pensano che i ragazzi che procrastinano abbiano problemi di gestione del tempo. Ma sbagliano: hanno problemi a gestire le emozioni. Devono imparare che non ci si può sempre sentire bene, ma che ce ne si deve fare una ragione». «Mark Twain una volta disse: “Se il tuo lavoro è mangiare una rana, mangiala appena sveglio, e se il tuo lavoro è mangiarne due, parti da quella più grossa”», continua Pychyl.
Urban in sostanza dice la stessa cosa usando una metafora diversa. «Nessuno costruisce una casa. Si posa mattone dopo mattone e la casa è il risultato finale. I procrastinatori hanno grandi progetti: adorano fantasticare sulla splendida villa che un giorno avranno costruito, ma quello che devono diventare sono gli operai edili che metodicamente e con determinazione posano un mattone dopo l’altro, giorno dopo giorno, senza arrendersi finché la casa non è finita».
Chiara Mazza
Fonti:
- https://www.amherst.edu/media/view/230062/original/procrastinating.pdf;
- https://waitbutwhy.com/2015/03/procrastination-matrix.html;
- https://www.apc.it/wp-content/uploads/2013/03/vol-14-num-2-1-SALVATORI-CC17-2.pdf;
- https://www.ted.com/talks/tim_urban_inside_the_mind_of_a_master_procrastinator?language=it https://www.youtube.com/watch?v=mhFQA998WiA.
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