Microbi intestinali e decadimento cognitivo
🧠 La microbiologia potrebbe aiutare a spiegare o prevedere il decadimento cognitivo!

La microbiologia potrebbe aiutare a spiegare o prevedere il decadimento cognitivo. Recenti studi (pubblicati sulla rivista “Cell Host & Microbe”) hanno evidenziato come i cambiamenti del microbiota intestinale possono alterare cervello e comportamento.
Nello specifico, tramite esperimenti eseguiti su topi, si è osservato che i microbi possono influenzare il funzionamento dell’ippocampo (legato a memoria e apprendimento) soprattutto se si considera una notevole concentrazione di batteri del genere Biolophila (ad es. Bilophila wadsworthia). Tale gruppo può aumentare in base al tipo di dieta, come quella chetogenica. Inoltre, i topi sono stati privati, ad intervalli intermittenti, di ossigeno scatenando così delle condizioni temporanee di ipossia. L’insieme di queste condizioni provocava, oltre che una variazione comportamentale, un decadimento cognitivo.
I topi sono stati successivamente divisi in due gruppi per valutare singolarmente gli effetti della dieta (standard) e della ridotta disponibilità di ossigeno fino ad arrivare alla conclusione che i microbi associati alla dieta chetogenica e all'ipossia potrebbero contribuire agli effetti dannosi sul deterioramento cognitivo.
D’altra parte possiamo quindi dedurre che il microbiota intestinale potrebbe essere utilizzato per analizzare/identificare i biomarcatori coinvolti nel rischio di malattie associate al declino cognitivo ed essere determinante in fase di prevenzione o diagnosi.
Autore: Gennaro Velotto, @gennyv13
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