La caffeina crea dipendenza?
☕ Il caffè è una bevanda ottenuta dalla macinazione dei semi di alcune specie di piccoli alberi tropicali appartenenti al genere Coffea. Sai quali sono i suoi effetti sul sistema nervoso? Scopriamoli insieme!

Il caffè è una bevanda ottenuta dalla macinazione dei semi di alcune specie di piccoli alberi tropicali appartenenti al genere Coffea, parte della famiglia botanica delle Rubiacee, un gruppo di angiosperme.
Esistono molte leggende sull'origine del caffè. La più conosciuta parla di un pastore chiamato Kaldi che portava a pascolare le capre in Etiopia. Un giorno queste incontrando una pianta di caffè cominciarono a mangiarne le bacche e a masticarne le foglie. Arrivata la notte, le capre, anziché dormire, si misero a vagabondare con energia e vivacità mai espressa fino ad allora. Vedendo questo, il pastore ne individuò la ragione e abbrustolì i semi della pianta come quelli mangiati dal suo gregge, poi li macinò e ne fece un'infusione, ottenendo il caffè.
La dipendenza da caffeina esiste per davvero?
La risposta a questa domanda da un punto di vista medico varia in base alla definizione che diamo di “dipendenza”: sebbene non si osservi mai un consumo compulsivo di caffeina come può avvenire nel caso di altre sostanze d’abuso, non c’è alcun dubbio che nei forti consumatori si possa facilmente indurre una vera e propria crisi di astinenza qualora se ne impedisca il consumo.

La caffeina, come le droghe che creano dipendenza , favorisce senza dubbio gli effetti della dopamina nel cervello facendoci sentire bene, ma questa stimolazione non è abbastanza forte da attivare i circuiti di ricompensa come fanno ad esempio cocaina, morfina ed anche nicotina.
Recenti studi clinici mostrano tuttavia che una percentuale non trascurabile di consumatori di caffeina sviluppa comunque caratteristiche clinicamente significative di dipendenza, tra cui un desiderio persistente e addirittura l’incapacità di ridurne il consumo nonostante la consapevolezza di stare esagerando.
Questo potrebbe essere legato anche alla possibilità di sviluppare una lieve dipendenza fisica alla sostanza, e soprattutto una certa tolleranza, termine che in medicina indica la progressiva abitudine dell’organismo verso una sostanza, una sorta di desensibilizzazione; lo stesso fenomeno che si verifica nel soggetto che assume sonniferi per dormire e che si trova a dover aumentare la dose per riuscire ad addormentarsi dopo anni di abitudine.
Peraltro, la tolleranza si manifesta anche in termini di pressione del sangue, è infatti abbastanza comune che nei consumatori abituali non si osservi il tipico aumento di pressione dopo il caffè, sebbene in questo caso entrino in gioco sensibilità individuali ancora poco chiare, con una grande variabilità di risposta sia sul breve che sul lungo periodo.
La caffeina la assumiamo per ridurre l’affaticamento fisico, prevenire stanchezza e sonnolenza e per mantenere o ripristinare capacità di attenzione e concentrazione: se nel consumatore occasionale questi effetti si manifestano anche con piccole dosi, il consumatore abituale potrebbe necessitare di quantità più elevate e/o frequenti, ma in alcuni si arriva, come abbiamo detto prima, a cercarla per non stare male, perché si è diventati insensibili agli effetti positivi.
ASTINENZA DA CAFFE'

Anche se sei diventato insensibile agli effetti piacevoli ed euforizzanti della caffeina, potresti quindi averne bisogno per scongiurare il rischio di:
- mal di testa;
- sonnolenza;
- calo del tono dell’umore;
- irritabilità;
- ansia;
- difficoltà di concentrazione;
- dolori muscolari e nausea (in alcuni casi).
Quelli appena elencati sono i possibili sintomi da astinenza di caffeina e, sebbene alcuni li considerino esclusivamente psicologici, altri propongono una spiegazione biochimica assolutamente convincente: consumando regolarmente caffeina si stimolano dei cambiamenti a livello del cervello, gli stessi alla base del fenomeno di tolleranza, questi cambiamenti disorientano il cervello stesso quando la dose giornaliera improvvisamente diminuisce.

Gli effetti piacevoli della caffeina si ottengono grazie al blocco che questa esercita su specifici recettori cerebrali, quelli dell’adenosina. La cui formula chimica è molto simile. La caffeina si lega al recettore dell’adenosina. Pertanto, invece di rallentare a causa dell’effetto dell’adenosina, le cellule nervose accelerano.
Poiché l’organismo vuole mantenere il precedente stato di equilibrio, reagisce producendo più recettori, per cercare di ripristinare la situazione precedente e va tutto bene finché continuiamo ad assumere caffeina, perché manteniamo questo nuovo equilibrio, seppure l’effetto positivo si riduca.
Se però ne interrompiamo il consumo improvvisamente ci troviamo con troppi recettori disponibili, che avranno quindi un effetto inverso rispetto a quello piacevole, bloccheranno troppo rapidamente gli impulsi cerebrali facendoci sentire stanchi, affaticati e magari con mal di testa.
A PROPOSITO DI MAL DI TESTA
Quel fastidioso dolore che con una sorprendente sistematicità alcuni individui manifestano nei giorni di riposo dal lavoro, potrebbe in realtà essere un segno dell’astinenza da caffeina, quando cioè ne riduciamo il consumo.
La Migraine Foundation Americana sottolinea come la caffeina sia un buon rimedio naturale per trattare emicrania e cefalea tensiva. Se ne soffri magari l’hai già sperimentato anche tu, un espresso, magari lungo, potrebbe effettivamente bloccare l’attacco, soprattutto quando assunto ai primi sintomi.
Tutto inizia a tornare, ma mettiamo ordine:
- la caffeina è un buon rimedio per il mal di testa, anche se non sappiamo esattamente il perché; è stato comunque scoperto che proprio i livelli di adenosina aumentano durante gli attacchi di emicrania e probabilmente il blocco che esercita la caffeina è sufficiente a disinnescare il dolore;
- ma se sei abituata a bere regolarmente caffè, magari anche solo uno al mattino, il tuo corpo lo aspetta anche il sabato e la domenica, ed il fatto che non arrivi, magari semplicemente non alla stessa ora, innesca il mal di testa, che diventa quindi espressione della tolleranza, e forse di un pizzico di dipendenza, sviluppata verso la sostanza.
È la stessa Migraine Foundation, oltre che l’Università di Stanford sul proprio sito, a ricordarci come in alcuni casi i consumatori quotidiani di caffeina sono in realtà spesso motivati all’assunzione con lo scopo di evitare sintomi di astinenza, più che per beneficiare degli effetti stimolanti.
COME BERE MENO CAFFE'?
Se sei abituato a consumare abbondanti quantità di caffeina ogni giorno e desideri ridurne le dosi è consigliabile farlo in modo graduale, perché un’interruzione brusca potrebbe causare i sintomi di astinenza visti prima.
A differenza dell’astinenza da oppioidi o alcol, l’astinenza da caffeina non è considerata pericolosa, ma può essere sgradevole, molto sgradevole, quindi per scalare ti consiglio di ridurre gradualmente l’assunzione di caffeina in un arco di tempo di qualche settimana, ovviamente anche in base a quanta ne stai consumando.
Fallo gradualmente, riducendo poco per volta le dosi e la frequenza con cui la consumi, e per farlo ci sono davvero mille modi da scegliere in base alle fonti, ad esempio, potresti:
- iniziare chiedendo una caffè ristretto;
- se la pausa caffè è un momento importante di scarico dello stress ogni tanto passa al decaffeinato;
- se bevi bibite caffeinate eliminale poco alla volta;
- se consumi tè prova a passare a miscele meno ricche di caffeina.
Tutto nell’ottica di una riduzione molto graduale.
Eventuali sintomi da astinenza sono destinati a risolversi, nel peggiore dei casi, entro 7-12 giorni, tempo che serve al cervello per ridurre i recettori per l’adenosina su ciascuna cellula.
Come sempre la moderazione è la ricetta corretta per un giusto stile di vita. Il caffè rimane, comunque dopo l’acqua, la bevanda più consumata al mondo, un rito sociale che lega tutti.
Chiara Mazza
Fonti
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