Chlamydophila psittaci: una minaccia per uomo e uccelli

🥼 Chlamydopila psittaci è considerato come l’agente eziologico della psittacosi e può attaccare anche l'uomo provocando... Consulta il link in bio per saperne di più! Autore: Gennaro Velotto, @gennyv13

Chlamydophila psittaci: una minaccia per uomo e uccelli
Cellula e Chlamydophila psittaci, rappresentazione in 3D

Chlamydia è un genere di batteri definiti come Gram-negativi, dalla forma sferica/ovoidale e patogeni intracellulari (sono incapaci di sintetizzare i nucleosidi fosfati ad alta energia ed alcuni amminoacidi) che sviluppano il loro ciclo riproduttivo nel citoplasma delle cellule ospite. Il ciclo vitale è di tipo dimorfico quindi caratterizzato da due strutture morfo-funzionali ben diverse, ossia corpo elementare (EB-infettante) e corpo reticolare (RB-metabolicamente attivo e non infettante).

Chlamydopila psittaci, in particolare, è considerato come l’agente eziologico della psittacosi (dal greco “psittakos“ , in italiano “pappagallo”): una malattia che si manifesta in uccelli e può trasmettersi anche all’uomo (zoonosi).

Il suo sviluppo provoca un’alterazione della morfologia delle cellule ospiti, determinando la formazione di placche e inclusioni citoplasmatiche. I mezzi biologici per ottenerne lo sviluppo finalizzato all’indagine biologica possono essere i fibroblasti di pecora ed embrioni di pollo.

La psitaccosi, ha un tempo di manifestazione variabile che oscilla tra i 5 ed i 69 giorni. Tra i sintomi si riscontrano febbre, dolore muscolo-articolari, Intolleranza alla luce, debolezza, problemi respiratori, sanguinamento del naso e macchie rosacee, anche definite come “macchie di Horder”. Il contagio nell’uomo si verifica principalmente per respirazione in prossimità di escrementi secchi, urina o secrezioni di uccelli portatori. Le categorie a rischio, di conseguenza, possono essere: allevatori di uccelli/pollame, veterinari, lavoratori in negozi di animali o zoo.

I test diagnostici per rilevarne la presenza possono essere di tipo sierologico (identificazione di anticorpi anti-clamidia) o immunofluorescenti utilizzando un siero anti-clamidia coniugato con fluoresceina. La terapia, successiva ad un consulto medico obbligatorio, può di tipo antibiotica e prevede l’uso di tetracicline per un periodo di 2/3 settimane sia nel caso dell’uomo che dei volatili.

Pic credit: https://it.123rf.com/

Autore: Gennaro Velotto, @gennyv13

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