Analisi microbiologiche e sepsi
La sepsi è una rara complicazione di un’infezione (OMS) che può anche causare la morte. Si parla di una risposta infiammatoria sistemica legata all’attacco da parte di microrganismi... Consulta il link in bio per saperne di più! Autore: Gennaro Velotto, @gennyv13

La sepsi è una rara complicazione di un’infezione (OMS) che può anche causare la morte. Si parla di una risposta infiammatoria sistemica legata all’attacco da parte di microrganismi. La risposta del sistema immunitario (SI) è legata al rilascio cellulare di mediatori pro ed anti -infiammatori che contribuiscono all’insorgenza di un quadro clinico organizzato nel seguente modo in riferimento alla gravità: Sepsi - Sepsi grave - Disfunzione d’organo - Shock settico. Pertanto, La principale causa di sepsi è rappresentata dai microrganismi sia di tipo Gram positivo che negativo.
Nella fase grave (sepsi grave) i batteri usano il torrente ematico per diffondersi in tutto il corpo mentre il SI non riesce più a controllare la risposta quindi sono necessarie terapie intensive e trattamenti antibiotici mirati.
A livello diagnostico, la sepsi non ha marcatori specifici quindi l’indagine microbiologica si basa sull’osservazione e la classificazione di segni/sintomi clinici con successiva identificazione del preciso microrganismo responsabile. Tuttavia, nuovi studi hanno identificato un possibile nuovo mediatore endogeno, detto nicotinato fosforibosil transferasi (NAPRT): una proteina che può essere rilasciata nel sangue ed è capace di stimolare il SI scatenando un processo infiammatorio.
Tra le altre tecniche diagnostiche vi sono gli studi genetici che consentono di rilevare specifiche sequenze di DNA comuni a tutti i batteri. In particolare, tra queste, vi sono l’amplificazione mediante PCR e l’ibridazione fluorescente in situ (FISH).
Solitamente, l’emocultura è il “gold standard” per la diagnosi ma anche un valido strumento sul quale basare la terapia. Quest’ultima prevede, inizialmente, l’utilizzo di antibiotici ad ampio spettro per poi agire in maniera mirata in base all’identificazione dell’agente eziologico sfruttando uno degli approcci descritti.
Autore: Gennaro Velotto, @gennyv13
Ti è piaciuto l'articolo?
